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Comune di San Germano Chisone
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Frazioni, Borgate e vie comunali
Frazione Turina

Il Comune ha una sola frazione: Turina

Il toponimo La Tùrina deriva probabilmente dal cognome Turin, a significare la tribù ligure dei Taurini, oppure può essere aferesi di Buonaventura, “Arturo o maturus”.

Turina è il capoluogo di un territorio che fino al 1928 apparteneva al Comune autonomo di Inverso Porte con le sue 22 borgate, e che fu annesso da quell’anno a quello di San Germano Chisone.

Posto su una modesta altura ai piedi del Pan di Zucchero (721 m), il piccolo villaggio è una zona periferica di S. Germano ricca di legname e di funghi, che è ancora rimasta una delle  passeggiate domenicali preferite dai sangermanesi.

Turina ha origini molto antiche, nel 1064 venne infatti donata per metà dalla contessa Adelaide all’abbazia di S. Maria di Abbadia, e nel 1078 per intero. Divenne in seguito possedimento dei Savoia.

Sulla piazza principale si affacciano la Chiesa Parrocchialedel 1767, l’ex Municipio delimitato da un ampio terrazzo  e risalente al 1753, poi adibito a scuola elementare  ed ora a sede dell’Ass.La Turinella. Quest’area è anche una zona archeologica dove sono state rinvenute alcune sepolture di probabile epoca medioevale. A valle lungo la carrozzabile che giunge da San Germano è ubicato un piccolo cimitero che ospita i defunti di tutto il territorio corrispondente all’ex Comune. Il villaggio si può raggiungere anche dalla S.R 23: si sale da Ponte Palestro e, dopo aver incontrato la borgata Fossat, si giunge a Turina.



Borgata Balmas

Toponimo: Lî Balmas. La balma è una roccia avanzata formante un riparo, una grotta
Altitudine: 672 m

L’origine della borgata, posta poco a monte dei Ciampetti, a cui si accede dalla Provinciale di Pramollo, è molto antica poiché sappiamo che sin dal sec XVII esisteva una scuola Beckwith e vi aveva dimora il pastore valdese, costretto dalle leggi vigenti (il trattato di Cavour del 1561) a tenere il culto entro precisi limiti territoriali; sappiamo anche che nel XVIII sec. era fra le borgate sangermanesi più popolate.

L’ingresso del villaggio è segnato da una vistosa roccia sporgente, una balma da cui il toponimo, che fa da riparo ad un lavatoio-abbeveratoio. Queste balme, assai numerose nelle nostre valli, ebbero in passato una certa importanza non solo come riparo dalle intemperie, ma anche come luogo di rifugio e protezione durante le guerre di religione. Accanto ad alcune case completamente ristrutturate, altre rappresentano ancora un bell’esempio di architettura rurale dove è la pietra a fare da padrona: gironzolando fra i casolari si possono ad esempio ancora trovare alcuni stipiti con architrave in pietra. Su un’altura posta ad occidente si staglia la scuoletta Beckwith, memore di un lungo passato.



Borgata Bernardi

Toponimo: Lî Bernard.  Deriva dal nome di persona Bernard (Bern-hard = orso forte), oppure più verosimilmente il nome allude ad un terreno friabile (s’eibërnâ = franare)
Altitudine: 741 m

Questa borgata posta sulla sinistra orografica del torrente Risagliardo e al termine di un’ardua strada carrozzabile che sale dai Ciampetti, è formata da un agglomerato di case in posizione assai singolare che si affacciano quasi a strapiombo sull’impervio vallone di Pramollo.

I muri delle case,di bella fattura, sono rigorosamente in pietra a vista, con piccole aperture. All'ingresso del lato nord è collocato il forno; a valle sono ancora presenti intorno alle abitazioni alcuni alberi da frutto e qualche tralcio di vite, tracce delle antiche coltivazioni. L’insieme è certamente singolare in quanto a mezzogiono una serie di costruzioni rurali disposte a gradini e di tipologia assai interessante, taglia perpendicolarmente l’andamento delle curve di livello e chiude quasi a mo’ di fortificazione il villaggio, il cui accesso da questo lato è delimitato da un arco.



Borgata Combina

Toponimo: La Coumbina. Piccolo avvallamento, conca
Altitudine: 730 m 

Un gruppo di case disposte a ventaglio, racchiuse in un avvallamento si rivelano improvvisamente a chi sale dalla strada comunale che si inerpica nel vallone inciso dal rio Chiovina e porta alla borgata. Molte edifici ricalcano la tipica architettura della zona, con muri in pietra a vista e ballatoi in legno. Si può ancora trovare in qualche caso un architrave in pietra sormontato da un arco, soluzione tipica a metà tra l’arco in pietra e l’architrave in legno. Tra il gruppo di case troviamo il forno, elemento preziosissimo per l’economia del villaggio; un po’ appartato invece e in posizione sopraelevata l’edificio che un tempo era una scuola Beckwith, costruita nel 1900 dal pastore Carlo Alberto Tron, e che oggi è diventata abitazione privata. In detta scuola si esibiva periodicamente un’attiva filodrammatica valdese locale, che faceva simpaticamente concorrenza a quella del centro.

Il paese deve il suo nome al santo Germano, il vescovo di Auxerre vissuto nel V sec., al quale è stata consacrata la chiesa cattolica sita nel concentrico. Nel sec. XIII, il paese insieme a tutta la valle divenne feudo dei Savoia, che lo diedero alle varie famiglie nobiliari. La comunità di S. Gemano ha legato alcuni secoli della sua storia alle vicende dei Valdesi e a partire del sec. XVI ha sempre registrato una consistente presenza di popolazione valdese. Da un'economia prettamente contadina, nell'800 il paese ha subito una progressiva trasformazione industriale, in seguito all'impianto di un cotonificio e allo sfruttamento delle numerose miniere di grafite sparse su suo territorio. 



Borgata Garde

Toponimo: Lâ Garda. Punto di osservazione, vedetta per avvistare il nemico
Altitudine: 655 m                                                                                                                

La borgata, posta appena a monte dei Ciampetti, deve il suo nome alla  posizione arroccata su un’altura da cui si domina la bassa val Chisone. Il luogo si affaccia infatti sulla pianura pinerolese tanto da offrire al visitatore uno splendido panorama che spazia fino a Torino; di fronte si scorge la sagoma appuntita del Pan di Zucchero (721 m), le propaggini del Bric Castelletto (893 m) e del monte Craviale (787 m). 

Questa è un’importante zona storica poiché durante le guerre di religione che insanguinarono le Valli dal sec. XVI al XVIII, fu un punto di vedetta eccezionale per avvistare il nemico. I Valdesi si arroccavano infatti in queste alture per organizzare la resistenza e poi trovare scampo in val d’Angrogna attraverso il vallone di Pramollo. Le ardite terrazze e i muri di sostegno con pietre a secco sistemati in modo da resistere al gelo e alle precipitazioni e su cui si attesta la borgata, sono uno dei segni della fatica dell’uomo nel ricercare la coltivazione degli appezzamenti più declivi.



Borgata Garossini

Toponimo: Lî Garoussin. È il luogo dove abbonda il garrus, ossia l’agrifoglio coltivato nelle vicinanze delle abitazioni.
Altitudine: 650 m

La borgata si distende in amena posizione a mezzacosta, a lato della strada comunale che da Turina sale tortuosamente fino a Pralarossa.
Le case allineate lungo le curve di livello si affacciano a valle su una distesa di prati che un tempo furono la fonte primaria di sostentamento per le famiglie che lì abitavano.
Annotiamo una peculiarità: alcuni tetti rigorosamente in pietra non hanno il coppo per la formazione del colmo, ma le lastre di pietra sono semplicemente tenute in posizione da una fila di sassi.
Alla fine del ‘700 esisteva già un luogo adibito a scuola; la scuola Beckwith, che oggi è ancora visibile a monte del villaggio e sorge in posizione isolata. A destra della carrozzabile e quasi in posizione di avamposto  è invece collocata l’ex scuola comunale, costruita negli anni ‘30 e chiusa definitivamente nel 1992.



Borgata Gondini

Toponimo: Lî Goundin. Incerta l’etimologia, potrebbe riferirsi ad un nome di famiglia (Gaudin, Godin, Goudin) di origine provenzale (gaud = bosco, foresta)
Altitudine:.506 m

Il villaggio è posto al limite nord del paese, in posizione amena e soleggiata e confina con la borgata Savoia.
Nei registri comunali del ‘700 questo quartiere era denominato Giardino dei Gondini, per sottolineare forse la presenza a valle di un’apprezzabile distesa di prati e campi coltivati. Sappiamo inoltre che nel sec. XVIII la borgata era assai popolata tanto da ospitare fino al 1837 la scuola principale del paese (la grande école) sita al centro del villaggio, lungola Strada Reale di Fenestrelle, ora via Carlo Alberto Tron. Oggi la scuola è stata venduta a privati e trasformata in abitazione.
La borgata è interamente attraversata dalla strada provinciale che collega Pinerolo con Perosa Argentina. Il nucleo più antico si trova a valle dell’arteria; a monte si è attestata la zona residenziale che negli ultimi decenni ha visto un forte sviluppo edilizio. Al centro in prossimità delle Case Fanfani si stacca la stradale che conduce a Pramollo e che fu tracciata a partire dal 1932. La zona adiacente all’alveo del Chisone presenta ancora un’amena distesa di prati e un bosco planiziale che oggi fanno parte dei percorsi naturalistici VerdeAcqua e Sentiero Bianco.
L’edificio più rappresentativo della borgata è l’Asilo dei vecchi, costruito nel 1894 dal pastore Tron per soccorrere le persone sole e bisognose, e completamente ricostruito nel 1989 secondo canoni di efficienza e funzionalità. Il quartiere dei Gondini, soprannominato “La Repubblica”, si è sempre distinto per il suo particolare spirito di indipendenza.



Borgata Martinat

Toponimo: Lî Martinat. Nome di famiglia  (probabile derivazione da Martin, Martino)
Altitudine: 780 m

 E’ un piccolo villaggio che si sviluppa longitudinalmente e parallelamente alla strada comunale ed alcune case sovrastanti. Consta di due blocchi di case in multiproprietà che nella loro struttura lineare riflettono una concezione essenziale, povera e semplice dell’abitazione, con un corpo a manica lungo il quale si allineano i locali di lavoro, sovrastati dalle stanze che sono disimpegnate da un ballatoio. Al piano terreno trovano collocazione la stalla concepita per i pochi capi di bestiame essendo pochi i pascoli, e la cantina utilizzata per conservare le derrate alimentari e il vino. Al termine del villaggio il forno comunitario che viene ancora utilizzato. A monte della strada carrozzabile che conduce alle borgate Bleynat, Benna, Tagliaretto e Saretto e verso est, alcuni terrazzamenti prativi delimitati da muri a secco scendono sul nucleo abitativo; si erge solitaria la vecchia scuola Beckwith, oggi venduta a privati. Essa fu aperta nel 1854 grazie all’insistenza dei capifamiglia del quartiere che scrissero una supplica al loro pastore per ottenerne l’apertura e offrirono il terreno, il lavoro ed anche una piccola sottoscrizione in denaro. La scuola  nel 1891 contava ben 51 alunni mentre  nel 1971, anno della sua chiusura, soltanto 3, a testimonianza dell’esodo massiccio che ha colpito questa zona. Oggi questo quartiere è collegato con il centro del paese  mediante una strada carrozzabile costruita negli anni 1954/57.



Borgata Minusani

Toponimo: Lî Menusan. Nome di famiglia
Altitudine:779 m

Gruppetti di case sparse e prospicienti il vallone inciso profondamente dal Risagliardo costituiscono questa borgata situata al confine con il Comune di Pramollo.

Le abitazioni in parte ristrutturate conservano ancora la tipologia di un tempo. Qua e là è facile scoprire qualche angolo caratteristico: un bel portale con architrave ad arco in pietra, alberi da frutto ben curati nei bari che circondano le case. Poco a monte lungo la strada carrozzabile che sale dai Ciampetti si scorgono le borgate Timonsella e Dormigliosi, formate ciascuna da un pugno di case. Questa nel XIX sec. fu una zona mineraria: a partire infatti dal 1870 alcuni privati iniziarono una serie di ricerche a cielo aperto tra le quote 730 e 814 per trovare le vene di grafite presenti all’interno di rocce granitiche e gneiss quarzosi di eccezionale durezza. Poi le coltivazioni divennero più massicce provocando a volte anche danni non indifferenti all’ambiente circostante. Si ricorda ad esempio che nel 1894 l’acqua dell’unica sorgente venne inquinata a seguito degli scavi. Seguirono  diverse petizioni al Prefetto senza ottenere però sostanziali miglioramenti: alla fine le perforazioni proseguirono e la sorgente si disperse definitivamente.



Borgata Mondoni

Toponimo: Lî Moundoun. Cognome di famiglia (Mondon). Nome di persona  germanico (Mund significa protezione)
Altitudine: 510 m

Se guardiamo la posizione di questa borgata che si adagia su una modesta elevazione, come fosse un promontorio sul concentrico del paese, e in primis sulla Parrocchia cattolica dedicata al santo Germano di Auxerre,  forse riusciamo a capire l’etimologia del suo nome. Il luogo infatti ben si prestò nei secoli delle guerre, II Guerra Mondiale compresa, ad essere una postazione ideale per osservare e colpire il nemico. 

La zona in ridente posizione soleggiata, un tempo era intensamente coltivata soprattutto a vite e alberi da frutto, ora ha subìto un rilevante sviluppo edilizio con la costruzione di molte villette ed alcuni condomini che guardano da lontano l’alveo del Chisone e la S.R.23, tanto da aggiudicarsi l’appellativo di “borgo dei nobili”. Dal lato sud il panorama spazia dai vicinissimi  tetti del paese in gran  parte ancora a lose, fino alla frazione Turina e oltre, e si può ben dire di avere alla portata di occhio il cuore di tutto il paese.



Borgata Ponte Palestro

Toponimo: Pount d’la jaira. Ponte di pietra. Può indicare  anche un terreno coperto di ghiaia o ciottoli trasportati dal torrente e ivi depositati, con probabile  allusione alle cave di gneiss ubicate nei dintorni.
Altitudine: 450 m

La borgata che si snoda parallelamente all’alveo del Chisone sulla destra orografica, deve il suo nome all’omonimo ponte, che congiunge la borgata alla S.R.23 del Sestriere. Si tratta del più recente dei ponti storici sul Chisone e fu costruito per volere dei Comuni di Porte e di Inverso Porte tra il 1853 e il 1858 su un progetto di Pietro Giano, l’allora concessionario delle vicine cave di gneiss del Malanaggio.

Il ponte a tre arcate uguali è lungo 4,50 m, è in pietra da taglio nelle pile e nei rostri, mentre la parte superiore è in pietra a spacco. Le alluvioni del 1977 e del 2000 lo hanno ampiamente devastato ed è quindi stato allargato con una soletta a sbalzo in cemento armato per ricavare sul lato a valle il marciapiede. Al centro dell’agglomerato da un vallone laterale che conduce alle borgate Dondeinera, Burno, Gaido e Valetti affluisce il rio Turinella. Le case allineate lungo la strada provinciale parallela al Chisone che si dirige verso S. Secondo sono di fattura moderna, sulla piazza prospiciente il torrente si affaccia lo “storico” Ristorante Malan, ora denominato Locanda del Postale.



Borgata Pralarossa

Toponimo: Prato la rosa. Con il termine  rosa si indica in genere una rozza, un animale da soma equino
Altitudine: 910 m

Ridente borgata che si adagia su un esteso pianoro a guardia della bassa val Chisone e della pianura pinerolese. I suoi terrazzamenti a monte dell’abitato, con i muri a secco costruiti dai borghigiani utilizzando materiali locali nel massimo rispetto dell’ambiente, conferiscono  al paesaggio un tratto caratterizzante. Un bel forno in pietra al centro della borgata ci ricorda il suo passato comunitario. Ci si arriva da un’ardita strada che sale dalla Turina e tocca le borgate Roncaglia, Garossini, Bauciaria, Bric,  Rosbello e Castellazzo.

La zona ha dato origine a numerose leggende locali popolate di stregoni (lî soursíe) dai poteri straordinari, di fate, creature misteriose che vivevano nei boschi, nonché di lupi solitamente dispensatori di paura e disgrazie. Una di esse assai curiosa ci informa come giunse la luce artificiale a Pralarossa. Il merito fu di un certo barba Poulèt, un colpoltore che dopo un viaggio in Liguria portò a casa un lume a petrolio, che nessuno ancora conosceva, e la sera invitava tutti a casa sua a leggere il giornale. Durante la guerra di Liberazione in questa zona operò anche una squadra partigiana e si ebbero a registrare numerosi atti di rappresaglia da parte delle milizie nazi-fasciste.



Borgata Ronchi

Toponimo: Lî Rounc.Si tratta di un terreno dissodato e reso atto alla coltura
Altitudine: 515 m

L’etimologia del nome ci indica che in questo luogo il terreno è stato dissodato in profondità estirpando le erbacce ed estraendo le pietre, utilizzate successivamente per costruire i muri di sostegno agli stessi campi (lî bari). I nuclei abitativi sono distribuiti lungo due assi principali (Ronchi Inferiori e Superiori): i primi si snodano lungo la strada carrozzabile che unisce la borgata ai Bert e ai Chiabrandi, i secondi si arroccano sul pendio a monte della stessa. In questi ultimi anni la zona ha avuto un discreto sviluppo edilizio con la costruzione o ristrutturazione di numerose abitazioni.

Nella borgata, a valle della strada regionale è ubicato il cimitero comunale, costruito negli anni 1894/99 su un terreno di proprietà della Chiesa cattolica e più volte ampliato. Adiacente al cimitero nel 1927 fu tracciato il Viale della Rimembranza che ospita le targhe dei caduti delle due guerre mondiali, nonché i monumenti dedicati ai caduti delle due guerre, al marinaio Guido Vinçon medaglia d’oro al V.M. e all’A.V.I.S. I prati della zona sono alimentati dalla bealera dei Ronchi, che deriva l’acqua dal torrente Risagliardo.



Borgata Sagna

Toponimo: La Sagna.  Luogo pianeggiante dove l’acqua ristagna e il terreno diventa acquitrinoso
Altitudine: 848 m

Il villaggio conserva ancora per certi aspetti una fisionomia d’altri tempi, pur con le dovute eccezioni. L’origine della borgata è certamente antica poiché esisteva una scuola sin dal 1829, probabilmente nell’abitazione dell’anziano del quartiere, posta al centro della borgata.

La scuoletta Beckwith, ancor oggi esistente a valle del nucleo abitato, fu costruita dopo molte difficoltà di carattere economico, grazie alla tenacia degli abitanti del villaggio.

La zona un tempo era ampiamente coltivata a vite, oggi è possibile trovare soltanto qualche timido filare o qualche sparuto tralcio superstite che fa capolino qua e là.

Dalla strada comunale, che sale dai Gondini  e attraversa gli Azzari e i Colombatti, si giunge a Pra Pounsoun, una località incorniciata dai boschi dove ogni anno durante l’estate si radunano gli alpini del luogo. A monte si erge il Bric dei Pini ( 1.226 m ), meta ideale di molte passeggiate.



Via Vittorio Veneto

E’ l’antica via Pinerolo, poi via Autaretto, sorta dopo la costruzione del citato ponte sul Chisone (1838), per unire dopo una breve salita, la S.R. 23 con la via principale del paese. Ha preso  successivamente (1925) il nome Vittorio Veneto per ricordare la celebre battaglia sul fronte del Piave, che il 29 ottobre del 1918  fu risolutiva circa l’esito della I guerra mondiale. Pochi giorni dopo, il 4 novembre, l’Austria firmò infatti con l’Italia e i suoi alleati l’armistizio che sancì la fine delle ostilità. Nel 1979 il tratto di strada in salita è stato pavimentato in porfido.


Piazzale Widemann

Da sempre, ma solo ufficialmente nel 2000, il piazzale antistante l’ingresso del cotonificio Widemann,  è stato così denominato. Oggi si presenta assai ampliato grazie ai lavori per le Olimpiadi 2006 relativi alla variante della ex Statale 23, ora diventata Regionale.

Deriva il suo nome dalla famiglia Widemann, il cui capostipite Vittorio nel 1894 divenne  il proprietario del cotonificio Mazzonis. L’ attività (dal 1862 al 1977)  ha segnato profondamente  la storia del paese, il suo tessuto sociale, i ritmi di vita  dei suoi abitanti. Il cotonificio, che lavorava il cotone dalla balla al filato pettinato e la cui produzione era conosciuta anche oltre confine, è stato infatti  per molti anni l’unico importante polo produttivo del paese, ed ha perciò rappresentato  per molti una fonte sicura di guadagno. 

Il piazzale è oggi un  punto nevralgico di smistamento delle linee di autobus e un parcheggio assai frequentato.



Via Guido Vincon

La via principale del paese, quella che attraversa tutto il concentrico, da piazza XX Settembre al “Pilone”, secondo i più antichi documenti in nostro possesso (mappe catastali del ‘700) si chiamava un tempo Strada Maestra: essa partiva infatti dalla piazza centrale e in direzione sud proseguiva fino all’ultima casa del centro, poco oltre il Tempio valdese.

Successivamente  ha cambiato più volte denominazione nel corso degli anni a seconda dei periodi storici, fino a quella attuale, e si può dire che ha seguito l’evolversi degli eventi politici.

Nel 1895 prese dapprima il nome del re Umberto I (fino alla borgata Savoia), successivamente nel 1931 divenne via Roma, ed infine nel 1946 fu intitolata alla memoria del marinaio Guido Vinçon, perito nel 1941 nelle acque di Malta durante una tragica missione, per la quale fu insignito, unico sangermanese,  della medaglia d’oro al valor militare.

Nel 1957 l’attuale  pavimentazione in pavé ha sostituito i  lastroni carrai in pietra. 



Via Scuole

Questa breve via, che in passato fu denominata Strada del Cimitero poiché ospitava il cimitero valdese,  conduce all’ingresso del Parco Comunale Villa Widemann dove sono ubicati il Municipio, l’Ambulatorio ela Posta. E’ poi diventata via Scuole in quanto fino al 1972   lungo il suo lato destro sorgeva  l’edificio di proprietà della Chiesa valdese, che per quasi cento anni fu la scuola elementare del capoluogo, dapprima valdese e poi statale, e che  oggi ospita  un paio di  appartamenti privati ed alcuni locali riservati alle attività della chiesa.

Nel 1998 il suo ingresso dalla via centrale è stato riqualificato, allargato ed ingentilito con un comodo marciapiede.



Piazza Valdo Jalla

Questa piazza intitolata nel 2.000 alla memoria di  Valdo Jalla, si apre nel tratto intermedio di via G.Vinçon. di fianco alla farmacia. Valdo Jalla era un partigiano ventenne di Torre Pellice che l’8 agosto 1944 morì impiccato al balcone dell’allora Municipio posto in  p.za XX Settembre, poiché i nazifascisti intendevano con questo gesto terrorizzare la popolazione e farla desistere dall’essere solidale con i partigiani.

Il pastore Bertin che lo confortò spiritualmente in quella triste circostanza, tentò più volte di rimandare l’esecuzione e, quando si ruppe la corda, chiese il rispetto del codice di guerra (che prevede la sospensione della condanna), ma invano. Il pastore a proposito di questo evento ebbe a dire del condannato: “Fu calmo e forte fino all’ultimo”. Piazza Jalla è oggi uno strategico parcheggio nel centro del paese.



Piazzetta dell'Orso

Questa  piccola, ma  graziosa  piazza, così intitolata nel 2000, è ubicata di fianco ad  un edificio che fino a  qualche decennio decennio fa  ospitava  lo storico  Albergo dell’Orso, ora trasformato in abitazione privata. Tale osteria gestita in passato dal sig. Mario Beux  è stata  per anni “un’ istituzione”. Lo stesso Piero Jahier, celebre scrittore del ‘900, la cita nel suo romanzo “Ragazzo” mentre descrive la via centrale del paese. Sulla piazzetta si affacciano la Farmacia Tron e la Banca Sella.


Vicolo Costabel

Questa breve via che si apre di fianco alla Piazzetta dell’Orso e si conclude poco oltre, davanti all’ex villa Cardon, prende molto probabilmente il nome da una famiglia che sin dagli inizi del sec. XX era proprietaria degli immobili che vi si affacciano.


Piazza XX Settembre

Anche la piazza centrale del paese ha cambiato più volte denominazione.

Dal 1895 è diventata piazza XX Settembre per ricordare la presa di Roma (20 settembre 1870), che ha rappresentato la fine del potere temporale del Papato.

Sulla piazza sangermanese, che è il cuore del paese, si affaccia l’edificio che fino al1981 haospitato il Municipio e sotto il cui  balcone fu impiccato il partigiano Valdo Jalla. A testimonianza di  questa esecuzione, è stata ritrovata nella caserma dei carabinieri la documentazione fotografica su alcune lastre spezzate dai tedeschi e gettate nella spazzatura. Nel 2003 l’assetto urbanistico della piazza è stato completamente trasformato, creando una zona pedonale e una zona parcheggio.



Via Ecole des Filles

La breve strada, che unisce Piazza XX Settembre con il Parco Comunale Villa Widemann, è stata così intitolata nel 2002. Nel 1832 grazie ad una considerevole somma lasciata dal col. Beckwith, benefattore dei Valdesi, venne infatti  costruita in questa via una “École des filles”, ossia una scuola per ragazze  tra i 10 e i 16 anni, di cui esiste ancora sulla parete di un edificio la lapide inaugurale. La scuola funzionante  in questo sito fino al 1892, aveva lo scopo di istruire le ragazze sulla loro futura professione di madri di famiglia. La lingua francese attesta che a quel tempo la popolazione valdese parlava tale idioma come lingua ufficiale, e tale rimase fino al 1911.


Via Molino

La strada si diparte dalla piazza centrale, dietro la fontana  monumentale dedicata all’ing Gustavo Vincon. E’ l’antica via degli Ubertini,  e nel prosieguo via Volavilla e via della Grangiassa. Alcuni tratti hanno il fondo in lastroni di pietra a guisa di guide carraie, assai utili in passato per la conduzione dei carri. Il nome attuale le deriva dalla presenza nel suo tratto terminale di un mulino comunale per cereali, che è stato distrutto da un incendio nel 1966, ed anche dall’esistenza di un altro mulino atto alla macinazione della grafite proveniente dalle vicine miniere.


Via Brua Rolando

Il nome deriva dalla sua denominazione antica, come risulta da una  mappa catastale del 1700: la broua indica una stradina che sovrasta un ripido pendio, mentre il nome Rolando probabilmente si riferisce ad una famiglia benestante, proprietaria degli appezzamenti limitrofi.


Via I Maggio

Con questo appellativo è stata denominata nel 1971 l’antica via Pramollo, che si apre dalla piazza centrale, tra l’ex Municipio e la chiesa cattolica, e si inerpica per  alcuni tratti a forte pendenza,  tra le case delle Gorge (lậ Goarja è uno stretto passaggio) fino a congiungersi con la S.P.168 in prossimità della borgata Chaboutâ, che conserva ancora un gruppo di casolari  tipici, eretti come dimore temporanee da chi possedeva dei vigneti (li chabot). Anche questa  strada presenta nel suo tratto iniziale dei lastroni in pietra a guisa di guide carraie. Un tempo questo tipo di pavimentazione era utilizzato, come si è detto,   per il passaggio dei carri che trasportavano la grafite al mulino.



Via della Croce

Questo breve tratto di strada è una diramazione di via I Maggio, che dal 1987 la collega alla S168. L’appellativo conferitole nel 2.000, deriva dalla presenza in passato  di un’antica  posa per le bare dei morti, delimitata da un pilone con croce. La consuetudine delle “pose” era dovuta al fatto che nei luoghi di montagna le bare, prima di giungere in chiesa per la funzione funebre, dovevano essere portate a spalle per lunghi tratti spesso impervi, e quindi era necessario fare delle soste per prendere fiato e permettere al prete di dire qualche preghiera ai presenti.


Via Piero Jahier

Così denominata nel 1991, a memoria dell’insigne scrittore locale, la via collega Stradale Pramollo con via della Croce e con la borgata Mondoni.

Piero Jahier, nel suo romanzo “Ragazzo”  dedica un intero capitolo (Il paese delle vacanze) a S. Germano: ne descrive la geografia e la vita quotidiana, un affresco di paese non privo però di spunti e profonde  annotazioni personali come la seguente “… Ma un giorno l’anno, vacanza al corpo mortificato, fatemi camminare nelle alte a digiuno, riconoscere le tappe della mia identità, prendere il punto del mio destino…”



Via Umberto I

La strada, anticamente denominata Reale dell’Inverso e successivamente via S. Martino, in quanto conduceva all’imbocco della valle omonima, trae origine  dalla piazza centrale, e in direzione nord giunge oggi fino all’incrocio con la Stradale Pramollo, all’ingresso della borgata Gondini, mentre prima del 1961 attraversava anche la citata borgata e quella dei Savoia, e prima del 1946 comprendeva anche il tratto del centro storico. 

Poiché nel 1971 la proposta di denominarla via della Repubblica non ebbe seguito, la via porta ancora il nome del re Umberto I di Savoia (1844-1900), secondo re d’Italia, il quale fu decorato nel 1866 quale comandante della 16° Divisione nella battaglia di Custoza; fu anche soprannominato “Il Buono”,  per la sensibilità dimostrata durante gravi sciagure nazionali (inondazioni, terremoti, colera). Compromessosi con il reazionario governo Pelloux, fu assassinato  a Monza dall’anarchico  Bresci.  Oggi è una strada alberata fiancheggiata per lo più da condomini.



Piazzale Airali

Di  recente creazione (2005), si situa nel tratto terminale di via Umberto I, tra le borgate Blanc Inferiori e Gondini. E’ utilizzato come parcheggio per le autovetture.  Il nome deriva dal toponimo del sito rilevato nella mappa catastale del 1700.

L’aira o airal  è infatti l’aia, che un tempo indicava il piazzale dove si trebbiava il grano. Era solitamente un grande cortile  all’aperto  circondato da muro o da edifici rurali (stalla, fienile, pagliaio ecc.). Il suolo doveva essere liscio e consistente perché il grano battuto non andasse perduto. Nella nostra zona per trebbiare il grano il utilizzava il correggiato: era un lavoro non certo facile e considerato quasi unì’arte perché era necessario mantenere in modo costante il giusto ritmo di battitura. 



Via Carlo Alberto Tron

Nel 1961 venne così  denominato  il tratto dell’antica via Umberto I tra le borgate Gondini e Savoia, oggi S.P.166, in ricordo del pastore che  promosse la costruzione  dell’Asilo dei vecchi. Questa imponente  casa con giardino, ubicata sul lato sinistro e molto ben  inserita nell’ambiente circostante, ha visto la nascita  alla fine dell’800 per ospitare persone anziane bisognose di assistenza ed è stata completamente ricostruita nel 1989 con criteri d’avanguardia per il servizio alle persone anziane. Il pastore Tron svolse il suo ministero a S. Germano dal   1889 al 1905; oltre all’Asilo  fu promotore della  ricostruzione del tempio e della realizzazione di un nuovo edificio scolastico femminile.

La Provinciale prosegue poi fino alla borgata Fornaisa, al confine con il Comune di Inverso Pinasca e Villar Perosa, il cui nome ricorda la presenza in passato di una fornace per cuocervi la pietra calcare, abbondante nelle vicinanze.



Stradale Pramollo

Tracciata  nei primi anni ‘30, fu così denominata nel 1971. E’ praticamente un tratto della S.P. 168, che  collega S.Germano con Pramollo, dal bivio Fanfani dei Gondini  (lou vir di Goundin) fino alla località Icla.

La sua parte iniziale è una zona residenziale, che negli ultimi decenni ha avuto un notevole sviluppo edilizio. Varie sue diramazioni conducono a parecchie borgate: Azzari, Colombatti, Sagna,  Ciampetti, Balmas, Garde, Briere, Menusani, Bernardi, Timonsella, Dormigliosi, e per ultimo il tratto terminale della strada  tracciata nel 1969, che  partendo dal Comune di Pramollo conduce al Sangle (1.132 m), alla località Pragiassaud (1.240 m), e proseguendo al colle Vaccera (1.480 m).



Via XXV Aprile

Nel 1971 il tratto dell’antica Strada Reale dell’Inverso, dal Pilone al Cimitero (incrocio con la borgata Ronchi), ha assunto questa intitolazione legata all’epilogo della guerra di Liberazione. Lungo il suo tracciato sono siti l’edificio scolastico (Scuola Elementare Piero Jahier e Scuola dell’Infanzia Sergio De Simone), l’Ina Casa dell’Oliero e l'edificio che un tempo ospitava la fabbrica di Ski Rochon.


Piazza Martiri della Libertà

Un tempo era la piazza del Risagliardo, nella quale  si svolgevano le attività ricreative e sportive  dei sangermanesi. Nel 1946 è stata denominata Piazza Martiri della Libertà poiché durantela Resistenzalì vennero portati per la fucilazione tre partigiani: Balmas Riccardo, Massenz Paolo e Ughetto Natalino. 

“Sono le mie ultime parole prima di morire - scriveva Riccardo Balmas. E’ ben triste morire a ventun anni, ma qualcuno penserà a me sempre. A te mamma, che avevi riposto tutte le tue fiducie in me, pensa che è il mio destino, e la volontà di Dio non si discute”.

Il Comune li ricorda con un  cippo commemorativo.

Nel 1988 la piazza è stata interamente pavimentata con mattonelle autobloccanti grazie ad un lascito del sig. Edmond Long. Sul lato sinistro è ubicato l’edificio scolastico. Oggi la piazza è un grande parcheggio, in un’area nevralgica per la viabilità.



Piazzale Risagliardo

Questo piazzale-parcheggio, a monte della piazza precedente,  tra il campo sportivo e il Palazzetto dello Sport, è stato realizzato recentemente e così denominato ufficialmente nel 2005. Deriva il suo nome dal torrente che lo lambisce: il Risagliardo che  nasce alle pendici del monte Gran Truc (m 2.366), nel vallone di Pramollo, il quale  si apre a monte dell’abitato di S. Germano, e confluisce nel Chisone in prossimità dell’ex cotonificio Widemann.

Il vallone  incassato tra erte pendici  ricoperte  di castagneti e faggete, ha nell’acqua una delle sue maggiori ricchezze.

Per i sangermanesi Rüsiart o Rüsillard (Risagliardo) connota un sito preciso, luogo di ritrovo e sport da tutti conosciuto e importante affettivamente. Oggi il piazzale è al centro di un’area assai frequentata dai sangermanesi poiché ospita il complesso sportivo Aurora, uno spazio ricreativo per i bambini,  il  punto di ristoro Il Girasole, la sede degli Alpini e l’area di sosta per i camper. 



Via Ghersine

(lậ guersina, luogo disposto obliquamente).
La via prende origine appena dopo l’edificio scolastico e svoltando subito a  destra,  dopo un breve tratto in salita, si addentra nei boschi di Brutacumba. E' una zona conosciuta non solo per le antiche miniere di grafite, ma oggi soprattutto per l’abbondanza dei funghi che ivi vegetano.



Via Gerbido

(luogo incolto o improduttivo) 

Svoltando invece a sinistra  si sale lungo questa via toccando le borgate  Verdura, Prato Giordano e Sibourna fino ai limiti del bosco. Alcune biforcazioni conducono a Corbiera e Gallian. Proseguendo lungo una mulattiera, in pochi minuti  si giunge al sito archeologico della Peira Eicrita.



Via Rameite

La via si dirama dalla Provinciale 166di fronte al cimitero e si inerpica per un’ardita salita fino a raggiungere via Gerbido. Il nome lascia intendere una località boschiva ricca di cespugli. Questa zona ha visto recentemente un notevole sviluppo edilizio.


Strada delle Porte

La cosiddetta  strada delle Porte è l’antica Strada Reale dell’Inverso, oggi S.P.166,  nel tratto compreso tra il cimitero del capoluogo e Ponte Palestro, passando per la borgata Ciauvina

Strada delle Combe

Dalla Ciauvina svoltando a destra la strada sale verso le borgate Combina, Martinat, Bleynat, Benna, Tagliaretto e Saretto.  E’ stata tracciata negli anni ‘50, con il concorso dei borghigiani che hanno prestato la loro manodopera.

Strada della Turina

Dalla Ciauvina svoltando invece a sinistra, si sale verso la Turina e, superato il cimitero, si arriva nella piazza.  Svoltando  successivamente a destra, si toccano  con varie diramazioni le borgate Roncaglia, Castellazzo, Garossini, Bauciaria, Giulia, Provenzal, Chiotasso,  Brich, Rosbello e Pralarossa.


Via Turinella

La strada in questione, intitolata nel 2002 con il nome del rio Turinella che la lambisce, congiungela S.P.166 con il Comune di Prarostino. Tracciata negli anni 1937/39, e risistemata negli anni 1976/80, si diparte dalla località Ponte Palestro sul Chisone per proseguire a monte, collegando le borgate Gaido, Dondeinera, Valetti e Burno, fino al confine con il Comune di Prarostino.

Ilrio Turinella, è un tributario di destra del torrente Chisone in cui confluisce a valle del già citato ponte e in prossimità dell’abitato di Porte sulla sponda opposta. Il suo bacino imbrifero,  di forma piuttosto regolare ed arrotondata, prende origine dal versante inverso della Sella Dea, una dorsale spartiacque che unisce la punta Rognosa (1.325 m) con il Bec delle Bule (1.161 m).



Via Ponte Palestro

Questo  breve tratto di strada  attraversa la borgata omonima con le case allineate da ambo i lati parallelamente al Chisone. Il luogo chiamato anche Pount d’la jaira, sta ad indicare un terreno ghiaioso, i cui ciottoli sono stati probabilmente trasportati e depositati dal vicino torrente.


Variante alla S.R. 23

In occasione di Torino 2006 il  territorio di Inverso Porte è stato servito da una grande arteria, la S.R.23, che attraverso le gallerie Craviale e Turina, collega direttamente S. Germano a Pinerolo e a Torino, evitando il passaggio dei centri abitati. E’ un’opera  di grande respiro nel cuore delle montagne.


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